Oltre 80 brand, tra rum tradizionali, rum agricole, selezionatori e cachaca per degustazioni, la STC - ShowRUM Tasting Competition, i cocktail, masterclass e seminari, ma anche la ShowRUM Cocktail Week, il Premio dedicato a Silvano Samaroli e il Trade Day, il manuale sul rum, per la sesta edizione del festival diretto da Leonardo Pinto, uno dei più grandi eventi al mondo dedicati al rum e alla cachaca.
Si tiene a Roma, domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre 2018, presso il Centro Congressi dell’A.Roma - Lifestyle Hotel & Conference Center (via Giorgio Zoega, 59) la sesta edizione di ShowRUM - Italian Rum Festival, uno dei più importanti eventi al mondo e primo in Italia dedicato al Rum e alla Cachaca. La rassegna, promossa da Isla de Rum in collaborazione conSDI Group, è diretta da Leonardo Pinto, riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori esperti di rum in Europa, trainer e consulente per le aziende.
Diecimila partecipanti, 50 Paesi coinvolti, 400 etichette e 9mila litri di rum versati: questi alcuni dei numeri del successo del festival che quest'anno presenta oltre 80 stand, rendendo ShowRUM una delle più grandi fiere al mondo con una crescita costante di anno in anno e una presenza sempre più importante di nuovi produttori di rum e cachaca.
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Tra le iniziative dell’evento, il Premio ShowRUM Taster of the Year 2018, assegnato a Glenda Valenti e Ivan Castillo per essersi distinti nell'esame di degustazione del Rum Master di Isla de Rum, un percorso formativo completo sul rum in due livelli. Il premio è dedicato a Silvano Samaroli, 'Signore degli Spiriti', storico imbottigliatore di rum e whisky, scomparso nel febbraio 2017 e membro storico della giuria della STC - ShowRUM Tasting Competition.
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E' stata una scommessa. Non esisteva nulla di simile in Italia ed ero costretto a viaggiare a Londra o Miami per avere un contatto diretto con i produttori. Per cui, dopo averci riflettuto ed essermi confrontato con le persone più vicine, tra cui il compianto “Signore degli Spiriti”, Silvano Samaroli, ho deciso di scommettere e provarci. Quest'anno siamo alla sesta edizione del festival, che si tiene il 30 settembre e il primo ottobre come sempre a Roma.
Ho letto che insieme alla sua compagna, prima della nascita dell’evento, siete partiti per i Caraibi. Di questo viaggio, cosa vi ha colpito maggiormente e avete deciso di portare a casa?
Tutto. Il viaggio nasce da un motivo più profondo e spirituale che il semplice giro turistico o di lavoro. Il viaggio nacque dalla mia esigenza di "sentire" il rum attraverso il suo popolo e la sua terra, di contestualizzare l'esperienza e le radici di questo distillato. Abbiamo girato i Caraibi in lungo e in largo finché non abbiamo carpito la vera essenza di questo distillato, declinata di volta in volta in ogni zona d'origine. Credo che, per un percorso lavorativo come quello che ho successivamente intrapreso, fosse fondamentale.
Lei è un esperto assaggiatore di Rum ma, tra tutti, qual è il suo preferito e quale consiglierebbe ad una persona che non ne ha mai bevuto?
Sembra una risposta politica, ma non lo è: non ne ho uno preferito. Io adoro tutti i rum che mi raccontano le loro origini, qualunque sapore o profumo abbiano.
Devo essere sincera, mi piace scoprire gusti nuovi ma non so mai quale sia il modo migliore per assaporare al meglio un distillato. Dato che non è solo un mio dubbio, può spiegarci quali accorgimenti adottare?
La parte tecnica relativa alla degustazione, come ho scritto anche nel mio libro, “Il Mondo del Rum”, ricalca a grandi linee quella usata per il vino, con l'unica variante del grado alcolico che dobbiamo tenere in considerazione. Ma la vera natura della degustazione non sta nella tecnica, a meno che non si debba giudicare per lavoro un distillato. La vera natura della degustazione sta nell'abbandonarsi al bouquet e alla potenza del rum e lasciarsi travolgere da tutte le immagini e le storie che affiorano nella nostra mente stimolate dai suoi profumi.
Conciliando Rum e Libri, la domanda sorge spontanea. Dal libro “Il Mondo del Rum”, qual è la rivisitazione che preferisce?
Le rivisitazioni del libro sono tutte deliziose, e non perché sono sul mio libro, ma perché i barman che le hanno fatte, Paolo Sanna e Gianni Zottola, sono dei maestri. Diciamo che ognuna di esse ha il suo momento e il suo contesto. Un mai-Tai, ad esempio, è perfetto con i piedi nella sabbia al tramonto, così come un Old fashioned è un'esperienza unica dopo cena in una serata fresca.
Questa sua passione è diventata il suo lavoro. Molte persone arrivano a maturare una routine che le porta a perdere interesse ma lei, ad oggi, beve ancora per il piacere di farlo o lo fa solo per lavoro?
Ancora non ho realizzato che è un lavoro, forse è questo il motivo per cui provo ancora quel fervore dato dalla passione. O forse non riuscirò mai a considerarlo fino in fondo un lavoro, e questa passione non tramonterà mai. Vi svelo un piccolo segreto, non sono un bevitore abituale. Adoro l'esperienza di un calice di rum o di un drink in determinati momenti e ancora di più adoro considerarli momenti intimi, unici, a volte momenti di condivisione. Per questo motivo quando tra le mani ho un calice di rum, è per me sempre un'esperienza emozionante, mai routine.
Prima di lasciarla, vorrei chiederle tre libri e tre film che più le stanno a cuore.
La saga di Pirati dei Caraibi
Quentin Tarantino (non riesco a sceglierne uno)
Stanley Kubrick (come sopra)
Rum di Dave Bromm
Rum A global history di Richard Foss di Richard Foss